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Celebrare la memoria della Beata Vergine Maria del S. Rosario significa fare festa in famiglia contemplando insieme con Maria, in un’atmosfera di dolcezza e di pace, le grandi cose che Dio ha fatto per noi.

Il Santo Rosario, infatti, ci fa ripercorrere la via della salvezza nei diversi aspetti del mistero di Cristo e insieme ci fa entrare in comunione con tutti gli uomini nelle loro differenti situazioni esistenziali. Ecco perché è una preghiera da recitare nel cuore della Chiesa e con il cuore della Chiesa - vale a dire anche con il cuore di Maria - ossia pensando a tutti. Se lo si recita con fede e attenzione, esso ha come primo effetto di non lasciarci rinchiusi nella nostra angusta individualità, preoccupati soltanto di noi stessi, ma ci porta “fuori di noi”: è come una lunga e dolce catena che ci lega al cielo e alla terra. Mentre i grani della corona scorrono tra le dita, mentre i misteri si susseguono e le “Ave Maria” si ripetono, l’orizzonte della nostra vita e dei nostri interessi si dilata, il pensiero passa alternativamente dalla contemplazione di Gesù e di Maria all’intercessione per chi oggi si trova a vivere la realtà cui il mistero rimanda.

Ma per pregare bene bisogna vivere bene, bisogna far sì che tutto quello che facciamo, tutto quello che viviamo, godiamo e soffriamo diventi preghiera, diventi un “rosario”, cioè una fioritura di grazia che si espande, si diffonde, si comunica, dando gloria a Dio e portando conforto e sollievo agli uomini.

Una delle più ricorrenti “critiche” mosse al Rosario è che, essendo ripetitivo, durante la recita capita spesso di distrarsi. Questo accade talvolta a motivo della stanchezza e della debolezza umana; ma allora anche lo sforzo continuo di “riprendersi” rientra nella stessa preghiera, diventa umile offerta della nostra povertà al Signore, che supplisce con la sua grazia. Altre volte la distrazione potrebbe anche essere opera del nemico che usa tutte le sue armi per impedirci di pregare, per far sì che il Rosario diventi noioso, che non si provi nessun gusto nel recitarlo, anzi, che non si riesca neppure ad arrivare alla fine o lo si reciti male. Bisogna perciò essere vigilanti e soprattutto impegnarsi a recitare il Rosario in modo vivo, scoprendo che esso è un appassionato dialogo tra l’angelo e la Vergine Maria, tra noi e la nostra tenerissima Madre. Ogni “Ave Maria” è come l’anello di una dolce catena che ci unisce al Signore.

In una bella pagina del suo Trattato sulla devozione mariana, Luigi Maria Grignon de Montfort ci rivela “il segreto ammirabile del Santo Rosario”. Rileggiamone insieme alcuni passi:

«Ti trovi nell’infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la Vergine Maria; dille: Ave, o tu che sei senza peccato e senza miserie! Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati». Presentarsi a Maria nei momenti in cui siamo un po’ oppressi dalle nostre stesse colpe significa proprio sollevare l’animo, sentirsi incoraggiati.

«Sei nelle tenebre dell’ignoranza o dell’errore? Sei smarrito? Sei nell’afflizione?». Quanti dubbi, quante esitazioni, quanti timori abbiamo sempre! «Rivolgiti a Maria e dille: Ave, Maria. Ricorri a Maria che vuol dire: Stella del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo mondo, ed ella ti condurrà al porto dell’eterna salvezza».

Davvero in Maria troviamo sempre luce, quella luce che è frutto non soltanto di studio, ma di umile preghiera; in Maria troviamo consolazione, perché, avendo anche lei provato l’immensa sofferenza della partecipazione alla passione di Gesù, sa comprendere e consolare chi è afflitto.

«Hai forse perduto la grazia? Dì a Maria: Piena di grazia»! Ed ella te ne farà parte».

«Ti senti solo e come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: Il Signore è con te. Ed ella ti metterà nuovamente sotto la protezione e la custodia del Signore».

«Ti senti forse diventato come maledetto? Dì a Maria: Benedetta sei tu più di tutte le donne: grazie a te la divina maledizione fu cambiata in benedizione. Ed ella ti benedirà».

«Senti il bisogno di una crescita nella fede, nella grazia? Hai fame del pane della vita? Avvicinati a Lei che portò il Pane vivo disceso dal cielo - il frutto benedetto, il frutto che può saziare e sanare tutte le nostre infermità - e dille: Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù».

Insomma a Maria si può e si deve chiedere veramente tutto, perché attraverso di lei il Padre ci ha donato Colui che è la Salvezza.

Se si considera tutto questo, tante difficoltà scompaiono; ma è necessario impegnarsi nel coltivare l’amore per le “cose” di Dio, nel cercare di capire sempre di più il valore della nostra fede e della preghiera, lasciando cadere dubbi, pregiudizi e resistenze. Occorre in certo modo ritornare bambini e recitare il Rosario come sfogliando un bel libro illustrato, lasciando che sia la Vergine Madre a spiegarcelo, a narrarci la vita del suo dolce Figlio, a guidarci lungo tutto il percorso della storia di salvezza.

In tal modo attraverso la recita del Santo Rosario fatta con comprensione e fervore, pensando a quello che è racchiuso in ogni mistero, rendiamo attuale la grazia della nostra redenzione.

Allora ci sarà più facile leggere la nostra storia personale e quella universale in chiave di fede. Recitando i misteri della gioia ci verrà spontaneo ascoltare ogni giorno l’annunzio dell’angelo che ci indica la volontà di Dio, poi lasciarci spingere dalla carità verso gli altri portando il Signore nel cuore come Maria portava Gesù andando verso Elisabetta. Ogni parola del Vangelo messa in pratica sarà una nuova incarnazione del Verbo, che, concepito nel nostro cuore, viene alla luce manifestandosi in opere di bontà e di pace. Divenuti figli nel Figlio, vivremo momento per momento la nostra presentazione al tempio, l’offerta della nostra vita per la salvezza dei fratelli, e quando si presenteranno in concreto situazioni che ci chiederanno di saper fare scelte coraggiose, ci ricorderemo che Gesù, ancora dodicenne, era già maturo per “occuparsi” delle cose del Padre suo.

Rivivremo inoltre, nei misteri della luce, la grazia del Battesimo di Gesù nelle acque del Giordano ascoltando la splendida testimonianza del Padre: «Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Come non trasalire di gioia sapendo che anche noi, battezzati nel nome della SS. Trinità, immersi nella morte di Cristo e risuscitati con lui, abbiamo ritrovato la nostra somiglianza con Dio, siamo diventati figli amati e prediletti?

Faremo poi festa, accanto a Maria, anche per l’acqua trasformata in vino alle nozze di Cana, comprendendo che noi stessi siamo la sposa dello Sposo celeste; e con gioioso stupore contempleremo in lui il Regno di Dio già presente per entrare nel quale bisogna ogni giorno convertirsi, ri-nascere, diventare bambini, uomini nuovi. Così ci è pure dato di salire il Tabor e di vedere per un breve istante - il cui ricordo tuttavia perdura nel nostro cuore - la luce indicibile del volto di Cristo trasfigurato. Ma soprattutto siamo guidati a capire - accanto alla Madre - il dono dell’ultima Cena: l’Eucaristia, in cui sono anticipate la morte e risurrezione di Gesù, l’effusione dello Spirito e la nostra stessa glorificazione.

Veniamo poi introdotti nei misteri dolorosi della consumazione del sacrificio: l’agonia di Gesù nel Getzemani, la flagellazione, la coronazione di spine, gli oltraggi, il peso della croce portata fino al Calvario e la Crocifissione. Commenta san Bernardo: «Accetta quanto ti capita, sii paziente - cioè patisci con mitezza insieme con Cristo - nelle vicende dolorose, perché con il fuoco si provacitazione sacra
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l’oro, e gli uomini ben accetti,
cioè graditi a Dio, sono provati nel crogiuolo del dolore». Questa realtà si presenta nella vita dell’uomo in vario modo e inatteso, tale da lasciare spesso sconcertati, essendo noi mai abbastanza preparati a soffrire. Nell’ora della provacitazione sacra
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- esorta ancora san Bernardo - «gettiamoci nelle braccia del Signore, confidiamo in lui, poiché quale è la sua grandezza, tale è anche la sua misericordia».

Ai misteri dolorosi fanno seguito i misteri gloriosi; la croce, infatti, fiorisce nella gioia della resurrezione e dell’ascensione. Grazie alla fede e alla preghiera, possiamo “ascendere” anche noi con tutti i nostri atti e sentimenti, per vivere sempre con il cuore in alto, aperti alle continue visite dello Spirito Santo che ci guida nella via della santità. Per intercessione di Maria, veniamo anche noi confermati nella grazia e come lei pregustiamo già la gioia della nostra partecipazione alla gloria di Cristo nel seno dell’Eterno Padre.

Come nella celebrazione della Liturgia delle Ore e nella celebrazione dell’Eucaristia ogni giorno si rinnova tutto il mistero della salvezza, così avviene anche nella preghiera del Rosario. Senza timore di essere ripetitivi o di fare una preghiera soltanto vocale, recitiamolo con vera devozione, impegnandovi mente e cuore. È per tutti una preghiera bella ed efficace; difesa potente contro i ricorrenti assalti del nemico, che vorrebbe distoglierci dalla contemplazione e dall’amore per Cristo e per Maria.

Ma è veramente bella ed efficace questa preghiera soprattutto quando è recitata insieme; allora formiamo proprio una “schiera compatta”, un muro di protezione per tutta l’umanità.

Recitando il Rosario, troviamo sostegno al nostro fervore anche mettendoci in comunione con il Santo Padre Giovanni II, modello mirabile e commovente di filiale devozione a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa.

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