«La Parola di Dio è la prima sorgente di ogni spiritualità cristiana» (Vita consecrata, n. 94). Questa affermazione semplice e chiara espressa dal Magistero ecclesiale non lascia più alcun dubbio sull’importanza della lectio divina, preziosa eredità trasmessa a noi dai santi padri, trascurata per secoli, ma ricuperata dopo il Concilio Vaticano II. «In principio - alla sorgente - sta la Parola…» e la Parola impone il silenzio per essere ascoltata e accolta. Maria: la più bella icona di “lectio divina”
Per questo la più bella icona di lectio divina è e rimarrà sempre Maria di Nazareth, che tutta si offre quale terreno vergine fecondato dallo Spirito per l’incarnazione del Verbo e la generazione, in Lui, della nuova umanità. Maria, la silenziosa, l’ignara di sé, la tutta protesa al servizio della vita, diventa il luogo santo, il tempio della divina Presenza. Ma questo è avvenuto in Lei perché era veramente un cuore tutto in ascolto.
Non c’è davvero icona più bella di questa, e la troviamo in certo modo riflessa nell’atteggiamento di un’altra Maria, quella seduta ai piedi di Gesù nella casa ospitale di Betania (cf. Lc 10,38-42). Mentre Marta è premurosamente intenta alle faccende di casa, Maria pende dalla bocca del Maestro, è tutta intenta a Lui, dedica a Lui l’attenzione adorante del suo cuore e si sente pienamente appagata dal suo sguardo, dalle sue parole che le si imprimono dentro facendo di lei la viva pagina su cui egli scrive i suoi divini misteri.
Lectio veramente divina è, infatti, quella che opera una piena comunione d’amore con Dio e che trasforma la creatura divinizzandola.
Fondamentali disposizioni per la “lectio divina”
La lectio è dunque un evento di grazia, in essa si rinnova continuamente il mistero dell’Incarnazione. Ma perché possa essere quello che è e operare ciò che deve operare, è necessario avere alcune fondamentali disposizioni. Anzitutto umiltà e purezza di cuore, fede e gratuità.
Soltanto un cuore libero da pregiudizi sa ascoltare la Parola della S. Scrittura veramente come Parola di Dio e affidarsi ad essa senza riserve ponendosi davanti alla pagina sacra come davanti alla Persona stessa di Cristo, sotto il suo sguardo, in un incontro a tu per tu, con il cuore pieno di stupore e di ammirazione.
L’ascolto orante e adorante è autentica contemplazione e non si esaurisce nel tempo specificamente dedicato alla lectio, poiché diventa un costante atteggiamento interiore di attenzione amorosa a Dio.
Sarebbe infatti errato pensare che la contemplazione escluda l’attività. Essa non stacca dal reale e dal quotidiano, ma sviluppa la capacità di vedere tutto nella luce soprannaturale e di mettersi in relazione con le persone e le cose non dietro la spinta delle passioni (quali la concupiscenza, l’ambizione, lo spirito di possesso e di dominio…) ma nella libertà che è propria del cuore casto e indiviso.
La familiarità con la S. Scrittura porta ad una ampia e profonda assimilazione, alla acquisizione di una mentalità biblica che sa vedere in tutto e al di là di tutto la presenza di Dio e il compiersi della sua opera di salvezza. Così anche negli avvenimenti della storia - personale o comunitaria - e nelle quotidiane situazioni esistenziali lo sguardo del cuore, reso più penetrante, vede la presenza del Signore.
È possibile, dunque, anche oggi non solo a chi vive nel silenzio del chiostro, ma anche a chi si trova immerso nel ritmo concitato della società, coltivare l’anelito alla contemplazione, mettendosi in ascolto della Parola che dà senso a tutte le realtà della vita presente in rapporto con la vita futura, che già è iniziata in noi mediante l’unione mistica con Cristo.
La lectio divina ci conduce, dunque, alla conoscenza esperienziale dell’Amore divino; ci fa vivere Cristo; ci fa vedere il Padre con gli occhi del Figlio nel vincolo di Carità che è lo Spirito Santo. È un regale cammino di santità.
M. Anna Maria Cànopi, osb Abbazia Benedettina «Mater Ecclesiæ» Isola San Giulio - Orta (Novara)