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SOLENNITA' DEL SACRO CUORE

 

Il tempo pasquale si è concluso liturgicamente con la solennità della Pentecoste, ma la sua grazia e la sua santa letizia si estendono anche a tutto il tempo successivo. Vi sono, infatti, subito dopo la Pentecoste due feste che ci presentano ancora, in sintesi, il mistero pasquale: il Corpus Domini e il Sacro Cuore di Gesù. Esse si riferiscono al mistero dell’Eucarestia – giovedì santo – e al mistero della croce – venerdì santo.
Quest’ultima festa ci fa adorare il cuore di Cristo trafitto sulla croce e divenuto sorgente inesauribile di grazia e di consolazione. Giustamente la pietà popolare ha voluto dedicare al Cuore di Gesù tutto il mese di giugno, come già ha dedicato il mese di maggio a Maria Santissima.
Conoscete certamente le belle litanie gregoriane; alcune invocazioni sono particolarmente significative:

Cor Jesu, fornax ardens caritatis, – Cor Jesu, bonitate et amore plenum…
Cor Jesu, attritum propter scelera nostra – Cor Jesu, lancea perforatum…
Cor Jesu, fons totius consolationis– Cor Jesu, vita et resurrectio nostra…
Cor Jesu, pax et reconciliatio nostra, miserere nobis…

Cuore di Gesù, fornace ardente di carità… Cuore di Gesù, traboccante di bontà ed amore… Cuore di Gesù, spezzato a causa dei nostri peccati… Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia; Cuore di Gesù, sorgente di ogni consolazione, Cuore di Gesù, nostra vita e risurrezione, Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione…, abbi pietà di noi!

Il Sacro Cuore è, infatti, la manifestazione piena ed umanissima della tenerezza e della compassione di Dio verso di noi.
Quando si sente parlare di cuore viene comunemente da pensare alla sfera dei sentimenti, talvolta persino a una certa letteratura romantica che, benché abbia fatto il suo tempo, ogni tanto viene rispolverata e riproposta dalla moda, quasi a voler attutire e mascherare le atrocità e le sofferenze del mondo in cui viviamo.
Non è in questo clima sentimentale che bisogna collocare e vivere la devozione al Sacro Cuore di Gesù, ma nel clima biblico, dove il cuore indica la radice profonda e misteriosa della persona nel suo rapporto con Dio, con un Dio personale che entra in dialogo a tu per tu con la sua creatura e che si è fatto così vicino e presente agli uomini da voler avere un cuore di carne per rendere loro sperimentabile e sensibile il suo stesso amore divino.

Il cuore di Gesù si è formato nel più profondo segreto, presso il cuore immacolato di Maria Vergine, e si è rivelato nel silenzio del Venerdì Santo quando, squarciato per amore sulla croce, dalla sua ferita ha fatto scaturire sangue e acqua come dono della sua reale e perenne presenza in mezzo a noi.
Il cuore di Gesù è dunque la fonte inesauribile da cui possiamo attingere l’abbondanza della grazia e in cui possiamo contemplare – come riassunte – le grandi opere dell’amore di Dio per noi.
Il primo frutto di questa contemplazione consiste nel lasciarci a nostra volta trafiggere il cuore, ossia nell’accogliere con gratitudine la possibilità che ci è offerta di rinnovarci interiormente per essere ri-creati: «Crea in me, o Dio, un cuore nuovo», cantiamo nel salmo 50. Sì, è questa l’esigenza che sale dal più profondo del nostro essere: Crea in me, o Dio, un cuore nuovo, purificandolo continuamente, perché continuamente mi ritrovo peccatore. Unificalo, rendilo capace di accogliere amore e di ridonare amore.
L’amore invincibile che ha portato Gesù sulla Croce e che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo – dono di Gesù risorto – è l’unica ragione della nostra vita, l’unica nostra speranza: nulla abbiamo che valga di più e che rimanga al di fuori di questo, che è il nostro destino eterno.
Tutta l’umana esistenza può essere interpretata e vissuta come un viaggio compiuto nel nostro cuore per giungere nel cuore della Santissima Trinità, infinito oceano di amore e di pace.
Quando il peso della fatica, della fragilità, del peccato sembra schiacciarci, proprio allora Gesù ci offre il suo Cuore come luogo di ristoro e ci chiede di conformarci a Lui nella mansuetudine e nella dolcezza. Così facendo diverremo a nostra volta sorgente di pace e di ristoro per tutti i nostri fratelli. Essi infatti potranno trovare in noi un’icona viva di Colui che solo pone fine all’inquietudine che tormenta il cuore umano, come bene afferma Sant’Agostino: «Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te», poiché Tu cerchi il cuore, scruti il cuore, non chiedi parole ma il cuore (cf. Conf 1,1).
Carissimi, con piena confidenza buttiamoci dunque nella fornace ardente dell’amore di Gesù e invochiamo misericordia per noi e per il mondo intero.
Vi salutiamo tanto fraternamente nel Signore.

Anna Maria Cànopi, osb

Isola San Giulio, Abbazia «Mater Ecclesiae»

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