VI RICONOSCERANNO DALLO |
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Giovedì Santo |
Spunti di riflessione per la Veglia Eucaristica |
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Giovanni Paolo II , Corpus Domini 2001 |
?CANTO: Simbolum 80 pag. 50 |
“ Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nella unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At. 2,42). Ecco le prime immagini della Chiesa offerte dagli Atti degli Apostoli. Nella “frazione del pane” è evocata l’Eucaristia; essa, che del mistero pasquale è il Sacramento per eccellenza, si pone al centro di tutta la vita ecclesiale. Dopo più di duemila anni continuiamo a realizzare quella immagine primigenia e mentre lo facciamo gli occhi dell’anima sono ricondotti a ciò che si svolse la sera del Giovedì Santo, durante l’ultima cena, e dopo di essa. L’istituzione dell’Eucaristia anticipava gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall’agonia del Getsemani dove Cristo in preghiera provò un’angoscia mortale “ e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra” ( Lc. 22,44). Il sangue, che aveva poco prima consegnato alla Chiesa come bevanda di salvezza nel Sacramento Eucaristico, cominciava ad essere versato; la sua effusione si sarebbe poi compiuta sul Golgota, divenendo lo strumento della nostra redenzione: “ Cristo, venuto come sommo Sacerdote dei beni futuri, entrò una volta per sempre nel Santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue dopo averci ottenuto una redenzione eterna ( Eb. 9,11 – 12). Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, memoriale della morte e Risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente. Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente. È davvero questo il “ Mysterium fidei” che si realizza nell’Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo. Poniamoci in silenziosa adorazione davanti a questo Mistero: Mistero grande, Mistero di misericordia. |
dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II – Ecclesia de Eucaristia- |
PAUSA DI SILENZIO |
“ Abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata: per poter valorizzare in pieno la nostra anima sapienziale e spirituale; perché non dimentichiamo mai che vedere Dio significa scendere dal monte con un volto così raggiante da essere costretti a coprirlo con un velo ( Es. 34,33) e perché le nostre assemblee sappiano fare spazio alla presenza di Dio, evitando di celebrare se stesse; perché non ci si illuda che sia sufficiente moltiplicare le parole per attirare all’esperienza di Dio; per rinunciare a chiudersi in una lotta senza amore e perdono. Ne ha bisogno l’uomo di oggi che spesso non sa tacere per paura di incontrare se stesso, di svelarsi, di sentire il vuoto che si fa domanda di significato, l’uomo che si stordisce nel rumore. Tutti, credenti e non credenti abbiamo bisogno di imparare un silenzio che permetta all’Altro di parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprendere la Parola” |
Giovanni Paolo II, Orientale Lumen, 1995 |
?CANTO: Silenzioso Dio, pag.49 |
“ Annunciamo la tua morte, o Signore, proclamiamo la tua Risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Tale acclamazione, pronunciata dopo la Consacrazione manifesta in pieno la proiezione escatologica che contrassegna tutta la Celebrazione Eucaristica. L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia piena promessa da Cristo ( Gv. 15,11); in un certo senso, Essa è anticipazione del Paradiso, “pegno della gloria futura”. Tutto in Essa esprime l’attesa fiduciosa che “ si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”. Quando ci nutriamo di Lui riceviamo già la vita eterna, non dobbiamo attendere l’aldilà, la possediamo già sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderà ogni uomo nella sua totalità. Le parole di Cristo: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” ( Gv. 6,54) sono anche garanzie della risurrezione del corpo alla fine del mondo. Tale garanzia viene dal fatto che la carne del Figlio dell’uomo, data in cibo, è il Suo corpo nello stato glorioso risorto. Quando ci nutriamo del Pane eucaristico, allora, assimiliamo, per così dire, il “segreto” della Risurrezione; quel Pane diviene per noi farmaco d’immortalità, antidoto contro la morte. |
Dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II – Ecclesia de Eucaristia- |
?CANTO: Pane del cielo, pag. 45 |
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? CANTO: Padre Nostro, pag, 36 |