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VI RICONOSCERANNO DALLO
SPEZZARE IL PANE

 

 

Giovedì Santo
24 marzo2005

Spunti di riflessione per la Veglia Eucaristica


INTRODUZIONE


“ La Chiesa, da secoli ha scelto un giovedì per celebrare la festa dell’Adorazione,

della Contemplazione, dell’Esaltazione. Festa in cui il popolo di Dio si stringe intorno al tesoro più prezioso ereditato da Cristo, il Sacramento della sua stessa Presenza……… Nel Sacramento dell’altare si offre alla nostra amorosa contemplazione tutta la profondità del mistero di Cristo, il Verbo e la Carne, la Gloria divina e la sua Tenda tra gli uomini.

Dinanzi ad esso non possiamo dubitare che Dio sia “ con noi”, che abbia assunto in Gesù Cristo tutte le dimensioni dell’umano, tranne il peccato, spogliandosi della sua Gloria per rivestirne noi”.

Disponiamo, dunque, la mente e il cuore alla preghiera, onde entrare in dialogo con “il Dio che si spezza per noi”. Quel Dio che, durante la celebrazione Eucaristica, ha manifestato il suo amore interpellandoci con la sua Parola, chinandosi davanti a noi nel gesto della lavanda dei piedi, offrendosi nel segno di un pane spezzato : un gesto di cui è percepibile il rumore, il dolore, il prezzo; e di un sangue versato: un’immagine di violenza, sempre attuale, oggi come ieri ma che l’incarnazione rende via di salvezza, porta cui si affaccia la Nuova Alleanza, tanto attesa, tanto sperata, oggetto dell’annuncio dei Profeti nelle pagine più grigie della storia d’Israele.

Giovanni Paolo II , Corpus Domini 2001

?CANTO: Simbolum 80 pag. 50
“ Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nella unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At. 2,42).

Ecco le prime immagini della Chiesa offerte dagli Atti degli Apostoli. Nella “frazione del pane” è evocata l’Eucaristia; essa, che del mistero pasquale è il Sacramento per eccellenza, si pone al centro di tutta la vita ecclesiale. Dopo più di duemila anni continuiamo a realizzare quella immagine primigenia e mentre lo facciamo gli occhi dell’anima sono ricondotti a ciò che si svolse la sera del Giovedì Santo, durante l’ultima cena, e dopo di essa. L’istituzione dell’Eucaristia anticipava gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall’agonia del Getsemani dove Cristo in preghiera provò un’angoscia mortale “ e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra” ( Lc. 22,44).

Il sangue, che aveva poco prima consegnato alla Chiesa come bevanda di salvezza nel Sacramento Eucaristico, cominciava ad essere versato; la sua effusione si sarebbe poi compiuta sul Golgota, divenendo lo strumento della nostra redenzione: “ Cristo, venuto come sommo Sacerdote dei beni futuri, entrò una volta per sempre nel Santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue dopo averci ottenuto una redenzione eterna ( Eb. 9,11 – 12).

Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, memoriale della morte e Risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente. Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente. È davvero questo il “ Mysterium fidei” che si realizza nell’Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo. Poniamoci in silenziosa adorazione davanti a questo Mistero: Mistero grande, Mistero di misericordia.

dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II – Ecclesia de Eucaristia-

PAUSA DI SILENZIO

“ Abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata: per poter valorizzare in pieno la nostra anima sapienziale e spirituale; perché non dimentichiamo mai che vedere Dio significa scendere dal monte con un volto così raggiante da essere costretti a coprirlo con un velo ( Es. 34,33) e perché le nostre assemblee sappiano fare spazio alla presenza di Dio, evitando di celebrare se stesse; perché non ci si illuda che sia sufficiente moltiplicare le parole per attirare all’esperienza di Dio; per rinunciare a chiudersi in una lotta senza amore e perdono. Ne ha bisogno l’uomo di oggi che spesso non sa tacere per paura di incontrare se stesso, di svelarsi, di sentire il vuoto che si fa domanda di significato, l’uomo che si stordisce nel rumore. Tutti, credenti e non credenti abbiamo bisogno di imparare un silenzio che permetta all’Altro di parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprendere la Parola”

Giovanni Paolo II, Orientale Lumen, 1995

?CANTO: Silenzioso Dio, pag.49
“ Annunciamo la tua morte, o Signore, proclamiamo la tua Risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Tale acclamazione, pronunciata dopo la Consacrazione manifesta in pieno la proiezione escatologica che contrassegna tutta la Celebrazione Eucaristica. L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia piena promessa da Cristo ( Gv. 15,11); in un certo senso, Essa è anticipazione del Paradiso, “pegno della gloria futura”. Tutto in Essa esprime l’attesa fiduciosa che “ si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”. Quando ci nutriamo di Lui riceviamo già la vita eterna, non dobbiamo attendere l’aldilà, la possediamo già sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderà ogni uomo nella sua totalità. Le parole di Cristo: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” ( Gv. 6,54) sono anche garanzie della risurrezione del corpo alla fine del mondo. Tale garanzia viene dal fatto che la carne del Figlio dell’uomo, data in cibo, è il Suo corpo nello stato glorioso risorto.

Quando ci nutriamo del Pane eucaristico, allora, assimiliamo, per così dire, il “segreto” della Risurrezione; quel Pane diviene per noi farmaco d’immortalità, antidoto contro la morte.

Dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II – Ecclesia de Eucaristia-

?CANTO: Pane del cielo, pag. 45

  • Gesù nell’Eucaristia è dono pieno, totale……..nessuno può contemplare tale mistero e rimanere chiuso in se stesso. Per forza di cose, la “spinta” che ne scaturisce è un invito a conformare a tale mistero la vita. Se infatti la visione cristiana porta a guardare ai “cieli nuovi” e alla “ terra nuova” ( Ap. 21,1), ciò non indebolisce ma piuttosto stimola il nostro senso di responsabilità verso la terra presente e pone un seme di vivace speranza nella quotidiana dedizione di ciascuno ai propri compiti. Molti sono i problemi che oscurano l’orizzonte del nostro tempo, ma è in questo mondo che deve rifulgere la speranza cristiana. Annunziare la morte del Signore

    “ finchè Egli venga” ( I Cor. 11,26) allora, comporterà l’impegno a trasformare il mondo secondo il Vangelo perché la vita diventi, in un certo modo, tutta “eucaristica”.

    Diamo voce allo Spirito che nei nostri cuori fa sua la preghiera di Gesù:

    “ Abbà, Padre” affidando a tale grido persone e situazioni a noi note ripetendo insieme:

    ?Padre ci affidiamo al tuo amore
                             - Non solo per le nostre famiglie ma per il mondo intero
    ?Padre ci affidiamo al tuo amore
                              - Non solo per la nostra comunità ma per tutta la Chiesa.
    ? Padre ci affidiamo al tuo amore
                        - Non solo per le situazioni di bisogno, ma anche per tutti i semi di speranza
                           che per crescere hanno bisogno di grazia e preghiere.
    ? Padre ci affidiamo al tuo amore


    In piena sintonia con lo Spirito che grida “ Abbà, Padre”, cantiamo insieme la preghiera che Cristo ci ha lasciato:
?   CANTO: Padre Nostro, pag, 36

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