Dire san Gennaro è come dire Napoli e viceversa, poiché da moltissimi secoli il culto di questo martire è tenuto vivo nella diocesi principale della Campania con indefettibile fervore di fede.
Gennaro era vescovo di Benevento durante l’impero di Diocleziano (IV sec.), in un tempo di accanita persecuzione della Chiesa. Durante un viaggio per visitare una comunità, fu arrestato vicino a Pozzuoli per essersi incontrato con il diacono Sossio pieno di zelo apostolico, e subì la stessa condanna a morte.
Durante la decapitazione a Pozzuoli, secondo la leggenda, una donna raccolse in due ampolle il suo sangue e lo consegnò ai napoletani i quali andarono incontro a lei con il capo del martire. Proprio in quell’incontro avvenne per la prima volta il prodigio della liquefazione. Segno della viva presenza del Santo - insieme al Cristo eucaristico - nella Chiesa pellegrinante sulle strade impervie della storia, a questa reliquia si attribuisce una speciale efficacia di protezione nelle molteplici circostanze di calamità quali le guerre, i terremoti, le eruzioni del Vesuvio, i tempi di carestia, le pestilenze e altre epidemie… I fedeli si rivolgono a san Gennaro con piena confidenza, sollecitandolo all’ascolto e all’esaudimento delle loro richieste, ma a sua volta il Santo richiama il popolo cristiano a vivere con autenticità e coerenza il Vangelo, a seguire Gesù Cristo e a testimoniarlo con la fermezza e fierezza di fede che egli dimostrò di avere in tutta la sua vita e in particolare nell’ora del martirio. Lo dimostra questo stralcio dell’interrogatorio da lui subito:
«“Qual è la tua religione?”. “Sono cristiano e vescovo”.
“Di quale città?”. “Della Chiesa di Benevento”.
“E che dici di costoro, sono tuoi?”. “Uno è mio diacono, l’altro è mio lettore”.
“E anch’essi si dichiarano cristiani?”. “Certamente; infatti se li interroghi spero nel mio Signore Gesù Cristo che non negheranno di essere cristiani”.
Festo e Desiderio dichiarano senza esitazione: “Siamo cristiani e siamo disposti a morire per amore di Dio”».
A questo punto Draconzio “pieno d’ira” offre ai tre la possibilità di essere liberati se accetteranno di fare sacrifici agli dèi pagani, in ossequio alle disposizioni dell’imperatore. Gennaro ribatte: «Noi offriamo ogni giorno all’onnipotente nostro Signore Gesù Cristo un sacrificio di lode, non ai vostri dèi vani» (Cf. Atti Bolognesi).
Proprio questa coraggiosa testimonianza non è forse la più bella reliquia lasciata da san Gennaro alla Chiesa napoletana e di tutto il mondo, ai cristiani ogni tempo?
In una lettera pastorale sul culto dei santi, il venerabile vescovo di Novara, Carlo Bascapè, scriveva: «Non vi è dubbio: l’avere in paese uomini santi e reliquie è grazia grande, perché la memoria loro è specchio di virtù cristiane e dà confidenza di ricorrere a Dio in ogni occasione ed è continuo stimolo a vivere nel timore di Dio… Risvegliate nei vostri cuori la devozione verso i vostri santi… Raccomandatevi ogni giorno alla loro intercessione, celebrate le loro feste, visitate spesso e bene le loro chiese ed i loro sepolcri. E voi sacerdoti siate i primi a dare l’esempio ai laici com’è vostro obbligo, andando avanti a tutti nelle sante opere» (Scritti, 1609, p. 64).
In questo modo il culto dei Santi dà gloria a Dio e giova veramente ai fedeli, poiché li spinge ad esprimere una fede genuina tradotta in carità ardente verso Dio e verso il prossimo, una carità che è, in vari modi, come versare il sangue per non rinnegare Cristo e per sostenere anche i fratelli nel combattimento spirituale della fede.
M. Anna Maria Cànopi osb
Abbazia Benedettina «Mater Ecclesiæ»
Isola San Giulio – Orta (Novara)